È così che va il mondo.
Non ci si faccia influenzare dall’ambiente rurale, quasi che a essere montanari o campagnoli si viva in una sorta di universo parallelo, non proprio. Le cose prime, quelle di mezzo e le ultime, funzionano sempre così; da sempre così, anche se non è una city lo sfondo di questo romanzo, che poi tanto romanzo non è. È la storia di come funziona la storia, il racconto della vita e della morte delle persone, dei loro sogni, dei limiti, delle difficoltà, della guerra, dell’amore, le streghe, la solitudine, la chiesa, il governo, la nascita, la tradizione. Scritto, letto, vissuto con il cuore di chi c’è dentro. So di non fare un grande tributo all’autore tentando di riassumere così in poche righe questo sugo, questo impasto vitale di universo, questo miscuglio di emozioni e cellule, questo aggiungere e togliere piccoli e grandi ingranaggi alla volta celeste.
Non ci si trova allora una gran movida ma molto più il senso di come è, di come si muove, della fatica e le lacrime, della gioia che ci dà, questa nostra vida.
Il punto è che un patto, una promessa, già a metterli nero su bianco si lasciano dietro la parte del nocciolo, il giuggiolone direbbe la ‘Nita nella sua fiorita lingua: l’intenzione. La carta è troppo povera per contenerla; la carta ha poco prezzo e chiunque se la può prendere per due lire. Un’intenzione non si dà via neanche volendo. L’intenzione del giusto non sarà mai del fedifrago, l’intenzione di un libero non sarà mai di un tiranno. Se abbiamo ancora le nostre selve comuni, se continuiamo a confermare una generazione via l’altra i nostri vecchi usi civici, e nessuno, nemmeno il re d’Italia, nemmeno il cavalier Benito Mussolini, sono riusciti a metterci le mani sopra, non è per la carta che l’Ariodante dei Borgioni firmò in piazza, davanti al popolo che aveva appena piantato la sua quercia della Libertà. Con quella carta ci si sono puliti il culo il re Vittorio, il cavaliere Mussolini, e i loro discendenti, generazione dopo generazione. Non è per quella, ma è per ciò che è stato giurato quel giorno testa per testa, cuore per cuore; per l’intenzione di ciascun uomo che era li, così sincera da rimanere buona per i loro figli, buona ancora oggi. Un patto scritto può diventare carta straccia, una promessa del cuore no. A meno che non si stracci il cuore.