Parte duro, difficile. Stanca, anzi no, annoia proprio.
Per certi versi, in questo, mi ricorda “La famiglia Winshaw” di Jonathan Coe.
Ma qui si ritrovano panorami troppo ampi, giri e rigiri della storia vista dagli occhi dei tre protagonisti e una intensa, infinita, quasi odiosa descrizione della scena.
Eppure il testo si muove, sempre impastato, verso la forma piena; prende corpo un poco alla volta in una narrazione ricca e vigorosa, fino eccessiva. Si lascia perfino inutire in qualche breve passo e, ad un tratto… esplode.
E cento pagine si leggono in un fiato, saltando le righe.
Poi si va per una diversa strada letteraria verso una lunga, inaudita e ingloriosa espiazione.
Impossibile.
Per certi versi, in questo, mi ricorda “La famiglia Winshaw” di Jonathan Coe.
Ma qui si ritrovano panorami troppo ampi, giri e rigiri della storia vista dagli occhi dei tre protagonisti e una intensa, infinita, quasi odiosa descrizione della scena.
Eppure il testo si muove, sempre impastato, verso la forma piena; prende corpo un poco alla volta in una narrazione ricca e vigorosa, fino eccessiva. Si lascia perfino inutire in qualche breve passo e, ad un tratto… esplode.
E cento pagine si leggono in un fiato, saltando le righe.
Poi si va per una diversa strada letteraria verso una lunga, inaudita e ingloriosa espiazione.
Impossibile.
Ma non ci interessa perché il romanzo rinasce e svela tutto di sé.