Unità di misura multiple si condensano in stati d’animo.
Anni.
Confrontati da parallassi differenti calano dentro più esistenze: chi non li ama, chi non li considera, chi non li teme.
Chilometri.
Rotolando verso un’alba, arriverei.
Passi.
Quelli che puoi contare in misure piccole sono spesso più distanti di quelli interminabili che calchi insonne in una stanza o di quelli affannati che mancano alla vetta.
Prudenze.
Risparmio inutile di piccoli imbarazzi.
Centimetri.
Mi avvicino e mi arriva per primo l’odore che ricordo familiare, mio. Socchiudo le labbra per ritrovare colma la misura, memoria di un sapore.
Parole.
Combinazioni varie di lettere che unisco tra loro creano separazioni incolmabili.
Uomini.
Allontanano agli altri chi avvicinano traendolo a sé.
Pensiero.
Rimango immobile e nell’attesa sono diversamente vigile, ricettivo. Giunge poco più di un silenzio.
Immagini.
Stupide diottrie, perché non so vedere che poco più in là del mio naso?
Pressione.
Quanta difficoltà nell’osmosi, non sarebbe più semplice l’accostarsi?
Ridursi o rassegnarsi?
Che sia nella rassegnazione l’inizio della rivoluzione?