C’era un ragazzo di nome Sunday, cresciuto in una famiglia Sikh molto povera dello slum di Dharavi che decise fin da quando era adolescente di divenire un discepolo del maestro Guru Amra. Divenuto maggiorenne, lo cercò e dopo avere scoperto dove si trovava, lo raggiunse in un eremo ai piedi delle montagne del Nepal e lì si stabilì con lui.
Sunday era, come tanti ragazzi della sua età, alla ricerca della pura verità.
Il giorno che si incontrarono l’allievo non stava nella pelle e, scosso da fremiti, chiese al maestro quale fosse la più grande e unica verità. Il Guru gli indicò un montagna vicina e gli chiese di portargli una pietra dalla vetta.
Sunday partì di buon mattino, scalò la montagna, raccolse un bel sasso, né troppo grande, né troppo piccolo e lo riportò alla sera al Guru.
Il maestro, presa la pietra la gettò in un angolo senza nemmeno uno sguardo. Sunday ne fu molto turbato, aveva fatto molta fatica per procurarsela, e il pensiero di aver deluso il suo maestro, gli annebbiò la vista.
Subito pensò che la pietra non fosse quella giusta e che forse il maestro ne voleva una diversa.
Il giorno dopo si presentò di nuovo al sant’uomo e questa volta il Guru, senza dire nulla, indicò con il dito la cima di una nuova montagna, accanto alla precedente.
Sunday partì nuovamente e tornò esausto dopo molte ore dal maestro con la nuova pietra (quest’ultima montagna era infatti più alta).
Come il giorno prima, il maestro prese la pietra e la gettò accanto all’altra.
Sunday rimase sconvolto: “Possibile che nemmeno questa pietra piaccia al maestro? Sarà troppo grande? Oppure troppo leggera? O sono forse io ad essere lento nel salire la montagna? Dovrei quindi correre? O sapere di quali sali e minerali sono composte le rocce che raccolgo? Dovrei forse comprendere la forma perfetta o quale tra le tante, piace al mio maestro? Potrei invece lavorare la pietra che raccolgo per farne un oggetto utile e bello?”.
Mille domande affollarono la mente del ragazzo, il suo cuore gli batteva forte nel petto e sentiva il volto accendersi di imbarazzo nel non saper sciogliere tutti i suoi dubbi.
Quella notte Sunday non riuscì a dormire e nell’affanno della veglia decise che avrebbe studiato e lavorato duramente per poter rispondere a quelle domande.
Si allenò per mesi e divenne un abile scalatore, andava e tornava dalla montagna in poche ore invece che in un giorno intero.
Studiò la materia e comprese la composizione delle rocce, ne scelse di tutti i tipi che quelle montagne gli offrivano.
Imparò a lavorare la pietra e fece pentole, punte di freccia e piccole statue, perfino collane.
Raccolse grandi massi e piccoli sassolini di ogni forma e colore.
Il maestro era come al solito in silenzio e sembrava non curarsi molto della pietra che ogni giorno Sunday gli riportava dalla cima; la prendeva e la gettava in un angolo della casa.
Sempre così, ogni giorno.
Sunday continuava a pensare che non bastasse ancora, che dovesse migliorare, comprendere, capire il perché ogni giorno il maestro lo mandasse su una nuova montagna, in che cosa sbagliava e cosa poteva o doveva essere fatto meglio per soddisfare Il vecchio.
Dopo più di dieci anni il maestro, che era molto anziano, morì.
Sunday non poté che dispiacersi terribilmente per la morte del suo maestro. Lo vegliò per due giorni e poi lo portò nel prato di fronte a casa, lo distese sulla nuda terra, lo ricoprì di balsamo e unguenti e lo seppellì coprendolo con tutte le pietre che gli aveva pazientemente ogni giorno riportato.
Dopo aver pregato sulla tomba del Guru tornò nella casa e avvicinatosi al giaciglio dove ogni giorno il maestro riposava mentre attendeva il ritorno del discepolo, trovò un piccolo biglietto scritto tanti anni prima, il giorno che l’allievo e il maestro si incontrarono.
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“È questa la verità. Vai, prendi un pietra e vattene. E sarà per sempre la tua verità. E in quel preciso momento diverrai uno Swami. La più grande tra le verità si rivela solo a chi la può comprendere e solo tu puoi trovarla. Se te la raccontassi, se anche passassi mille anni nel provare ad insegnartela, a spiegartela, non la capiresti mai: perché sarebbe la mia di verità e non la tua. Allo stesso modo nemmeno io potrei indicarti la tua verità perché non è parte di me e di essa io non so nulla. Se però, poiché sei miope e il tuo sguardo non cade mai più lontano che a un passo da te, tu non la scorgerai e tornerai ogni giorno da me con la tua pietra, della tua verità ne farai un tomba”.