Ho da un paio d’anni la patente nautica e ho conosciuto il temperamento e la fermezza degli uomini delle capitanerie di porto (che ricordo essere funzionari militari e non civili), abituati alla gerarchia e al comando.
Durante l’esame si viene interrogati da loro: ricordo con esattezza di avere risposto ad una domanda sulla bussola descrivendola e argomentandola fin nei più minimi dettagli, dimenticai però un’unica singola parola e la risposta nel suo insieme (corretta al 99,9%) fu valutata sbagliata. Contemporaneamente alle mie enunciazioni, il secondo esaminatore ricontrollò non so più quante volte se un rilevamento da prendere “al traverso” fosse stato da me fatto sulla rotta (errato) o sull’angolo di prora (corretto). Neppure di fronte al risultato finale ineccepibile di quel carteggio, quel funzionario si convinse della bontà del mio esercizio. Volle (probabilmente dentro di sé sentiva di dover fare così) più e più volte ricontrollare. Fortunatamente risposi correttamente (100%) alle successive domande e conseguii meritatamente la mia patente.
A proposito di questo volevo segnalare un video. Contributo che va però spogliato delle interpretazioni socio-politiche dell’italico paese, (delle quali è fin troppo facile parlare, è come sparare sulla croce rossa) e che individua a mio parere un paio di punti fondamentali del perché del fallimento totale del tentativo dell’ufficiale della capitaneria nei confronti del capitano della Concordia.
Video – Troppo facile chiamarlo eroe
Non mi interessa l’analisi sociologica del nostro paese, chi si identifica nell’uno o nell’altro. Non mi interessa la ricerca smodata del colpevole e lo scadente buonismo che ciò raffigura. Non mi interessa nemmeno lo scambio di ruoli finale, prosaico e drammatico, fine a se stesso e indimostrabile. Per questo vi lascio un’altra opinione:
Mi interessa in quel frangente l’atteggiamento di chi doveva coordinare e soccorrere tutti e avrebbe dovuto farlo per primo lì, con il suo interlocutore. Il comandante De Falco ha pianto, si. Perché ha fallito. Miseramente. Probabilmente lui lo sa.
A partire dal minuto 1:30 se ne ricorda il comportamento. ha gridato, ha imprecato ha tuonato… ha esibito indignazione ed energia muscolare.
Non credo abbia sbagliato nell’adempimento in senso stretto del proprio dovere, dico che in tanti e diversi modi poteva seguire le giuste direttive e adempiere ai propri incarichi e che di fronte alla difficoltà e all’emergenza solo chi si è veramente preparato ad affrontarla può sperare di reagire come si era allenato a fare.
Al minuto 2:07 è invece esemplare l’individuazione della possibile soluzione. Un comandante che debba recuperarne un’altro forse dovrebbe provarci anche con qualche argomento “Non ti ricordi cosa ci hanno insegnato i nostri mestri?” “Se torni a bordo e ne salvi uno solo, basterebbe questo alla tua coscienza”.
Nel rispetto della catena di comando De Falco ha veementemente dato ordini e pure minacciato e così, in fondo, che risultato ha ottenuto? Nulla. Che possibilità aveva il codardo, l’impaurito, lo sprovveduto di ragionare sulla tragedia che aveva contribuito a creare e che si consumava davanti ai suoi occhi? Quale capacità, quale consapevolezza avrebbe dovuto fargli recuperare per potergli ridare la sufficiente stima e sicurezza di sé tale da renderlo nuovamente capace di coordinare attivamente i soccorsi? Non sapremo mai se un intervento davvero efficace sul capitano Schettino (che non è un comandante militare ma è un civile) lo avrebbe fatto risalire a bordo e gli avrebbe fatto salvare anche solo un passeggero in più, di certo sappiamo che l’insulto, il piglio intransigente, il richiamo all’ordine ahimè si sono dimostrati in questo caso totalmente inefficaci.
Vi lascio un altro simpatico esempio delle conseguenze dell’esasperazione della catena di comando che si trova nel film “Full metal jacket”, parafrasi di un certo rigore militare che pratica l’annullamento sistematico del pensiero per ottenere l’asservimento e l’ubbidienza; in certi tratti mi ricorda grottescamente una recente telefonata…
Chi ha visto il film già sa come va a finire.